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Shiva: il primo maestro

L'importanza del rapporto di fiducia fra allievo e maestro.

Per capire l'importanza del Maestro nella tradizione Yogica, dobbiamo andare alle sue origini e capirne l'essenza. 
Le prime tracce archeologiche (dei sigilli raffiguranti una figura in Buddha Konasana, ritrovati nella valle dell'Hinu), che attestano la pratica dello yoga, risalgono circa al 3000 a.c.. Ma se torniamo indietro altri svariati millenni, secondo la tradizione Hinduista Shivaista, apparve sulla terra un uomo incredibile: Shiva, l'Adiyogi - il primo yogi. Egli tramandò la sua incommensurabile saggezza ai suoi 7 allievi, i Saptarishis - i sette saggi, i quali si sparpagliarono per il globo insegnando Yoga. Passano un po' di millenni e nel II d.C. Patanjali mette per iscritto quello che considero essere il "manuale d'istruzioni completo dell'essere umano": gli Yoga Sutra.
Successivamente incominciarono a formarsi scuole chiamate Guru–shishya o Parampara che in sanscrito vuol dire lignaggio, dove gli allievi vivevano con il maestro, ed altri allievi, per lunghi anni. 
Con la colonizzazione queste scuole divennero sempre più segrete e remote, ma dopo la liberazione dell'India dal Raj Inglese, vi furono molte persone che si adoperarono per la riaffermazione delle tradizioni, tra cui quella dello Yoga. 
Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo iniziò la rinascita dello yoga. Nel 1920 P. Yogananda partecipa al congresso delle religioni svoltosi a Boston, sancendo così l'inizio della diffusione dello Yoga e della cultura indiana in occidente. Nel 1931 Maharaja di Maysore apre una scuola di corte con a capo T. Krishnamacharya e negli stessi anni Sivananda inizia il suo insegnamento e inaugura i suoi ashram. Loro sono i nonni dello yoga moderno, e i loro allievi B.K.S. Iyengar, Pattabhi Jois, T. K. Desikachar e Satyananda, Vishnudevananda, Chinmayananda, sono i padri delle scuole e dei lignaggi praticati oggi.
Per quanto nei millenni la pratica dello yoga si sia evoluta e modificata, l'essenza rimane pura ed intoccabile e l'importanza di un maestro ha continuato, e continua ad essere centrale nell'avviamento e apprendimento dello yoga.

L'importanza d'avere un maestro con cui si "risuona", con cui si è creato un rapporto di reciproca fiducia è essenziale per la crescita di consapevolezza ed il cambiamento dell'allievo, poiché, per quanto 'fratelli e sorelle', siamo tutti comunque unici e con un diverso ed unico cammino da percorrere. Un maestro guida l'allievo nel territorio inesplorato del suo essere, un po' come una guida alpina aiuta a scalare una montagna impervia. 
Un bravo maestro osserva e corregge, e a seconda dello stato psicofisico dell'allievo calibra la lezione; dà gli strumenti che servono per incominciare a praticare da soli e auto indagarsi, così da poter praticare tutti i giorni, anche per poco tempo. È  un percorso che aiuta a cambiare le abitudini, rispettarsi di più e volersi più bene. È  anche un percorso di accettazione e gratitudine. Lungo il cammino usciranno aspetti psicologici che è compito del maestro saper accogliere ed incanalare. È come fosse un mare in burrasca, spumoso e torbido, che con la pratica inizia a calmarsi, a sedimentare, s'inizia a vedere il fondo, i pesci, i coralli, ma anche tutta l'immondizia che va rimossa, cose buttate lì da chissà quanto tempo. 
A volte può essere difficile, ed il maestro dev'essere l'ancora di salvezza, colui che insegna un sistema che porta alla chiarezza, l'autenticità, la liberazione da vecchi schemi mentali che non servono più. 

Inizialmente il maestro guida l'allievo nella riscoperta del corpo. In ogni asana l'allievo scopre un aspetto di sé, vede i suoi limiti e la possibilità d'infrangerli. La pratica delle asana sapientemente associate al Pranayama – regolazione dell'energia vitale – Prana, attraverso la respirazione, inizia ad agire anche a livello mentale. L'allievo ottiene flessibilità, equilibrio, stabilità del corpo e padronanza del respiro. I benefici fisici sono palesi e s'inizia a vedere anche un cambio nel livello di concentrazione, energia e calma mentale. La mente è più incline alla meditazione. A questo punto il maestro può iniziare un percorso più profondo dove nell'allievo vengono provocati processi mentali creativi, e questi lentamente lo stimolano ed ispirano a capire e raggiungere il suo potenziale.
Questo è un percorso delicato, e a mio avviso l'incontrollata offerta di video online, dove lo Yoga viene trattato come fosse uno sport, è estremamente 'fuorviante' per lo Yoga, e per chi si avvicina allo yoga in questa maniera.

Quindi, come si riconosce se un maestro è "giusto"? 
Un buon maestro di yoga deve ovviamente essere preparato a livello tecnico e teorico, ma deve esserci con l'allievo, anche affinità istintiva. Vi consiglio di seguire il vostro intuito, sperimentare, approfondire, provare più maestri e stili, ma uno alla volta, così da poter sviluppare basi solide e la capacità d'osservazione di voi stessi attraverso la pratica e la figura del maestro, nonché la capacità di capire se un maestro è 'giusto' per voi o no.
Nel calendario indiano, Gurupurnima è il giorno dedicato al Guru, all'Acharya, allo Swami, al Maestro; questo sentimento e gesto di gratitudine, è per averci sapientemente guidato fino alla scoperta del nostro maestro interiore.
Questa è la strada del "seeker", di chi cerca la verità. Questa ricerca porta con sé, un sempre più elevato stato di coscienza. Quanta più gente intraprende questo cammino tanto più si eleva il livello collettivo di coscienza. A mio avviso questa è l'unica speranza per generare un reale cambiamento capace di salvare Madre Natura e quindi di salvarci da noi stessi.
Certo questa grande avventura si può affrontare anche senza guida, ma penso siano ben pochi coloro che hanno scalato l'Himalaya da soli!

Per chi fosse interessato ad approfondire il tema della relazione Maestro/Allievo, consiglio il libro “Tra Freud e Patanjali. La conoscenza segreta dello yoga e della psicoanalisi” di T.K. Desikachar e H. Krusche

"L’insegnante mediocre dice. Il buon insegnante spiega. L’insegnante superiore dimostra. Il grande insegnante ispira."
William Arthur Ward

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