Parole come
armonia, equilibrio, plasticità, bellezza
sono frequenti nel mondo dello yoga, e le riferiamo alla qualità delle Asana praticate, come ai risultati del nostro percorso interiore; ma sono parole che appartengo anche al mondo delle arti, e spesso identificano modalità espressive che agiscono sul nostro animo come lo yoga agisce sul nostro corpo (e non solo, come sappiamo).
Attraverso lo yoga intraprendiamo un percorso di trasformazione e di crescita, attraverso le arti ne osserviamo la manifestazione attraverso i secoli. Unire la pratica dello yoga con l’osservazione della bellezza data dalle arti figurative, o l’ascolto dell’armonia data dalla musica, porta ad un arricchimento spirituale che enfatizza i benefici dello yoga stesso.
Ma in che modo, concretamente, è possibile unire arte e yoga?
In questo periodo, in cui ognuno di noi ha subito un notevole carico di stress e di affaticamento mentale, ho inserito l’osservazione guidata di particolari opere d’arte all’interno dalla spiritual fitness™, uno dei punti cardine del protocollo Brain Longevity©, che insegno dal 2019.
La Brain Longevity
è un percorso di sostegno efficace contro tutte le forme di stress e affaticamento mentale, e di utile prevenzione per contrastare l’insorgenza di patologie più serie. Nasce dalla tradizione del Kundalini Yoga ed è stata elaborata dal dott. Dharma Singh, fondatore dell’ARPF (Alzheimer’s Research & Prevention Foundation).
La Brain Longevity si fonda su “quattro pilastri”: l’alimentazione, il controllo dello stress, l’esercizio fisico e mentale e appunto la “spiritual fitness”, ovvero su quanto ci permette di vivere la vita in modo pieno, appagante e profondo e ci porta ad un benessere non edonistico ma eudemonistico, ad una felicità generata dalla ricerca del bene e del bello, secondo la filosofia greca.
Durante le lezioni, che comprendono pranayama, meditazione ed esercizi della tradizione del Kundalini Yoga, riservo alcuni momenti all’osservazione di capolavori artistici
che riflettono in maniera evidente particolari stati d’animo, e mediante una lettura guidata possono diventare un’occasione di apertura del proprio io e di condivisione di sensazioni, emozioni, riflessioni che sostengano il processo di rigenerazione mentale intrapreso.
Da Leonardo a Van Gogh, da Magritte a Pollock, quanti artisti ci possono aiutare a indagare nel nostro animo, e quante opere esprimono qualcosa che proviamo e magari non siamo mai riusciti e comunicare? Moltissime, senza dubbio.
L’arte può essere uno specchio grazie al quale osservarci meglio, lo yoga è la modalità che ci conduce all’equilibrio e alla consapevolezza: entrambi sono uno strumento eccezionale di crescita e di benessere.
In questo periodo dell’anno che ci porta verso la fine dell’inverno, le giornate si allungano e cominciamo a sentire l’avvicinarsi della primavera; durante le mie lezioni suggerisco un pranayama accompagnato da un’osservazione guidata che voglio anticiparvi, per poter avere un “assaggio” di questo tipo di esperienza.
Cominciamo dall’immagine (in fondo): si tratta del dipinto Espansione di primavera
del pittore futurista Giacomo Balla
(Milano, Museo del ‘900).
Durante le lezioni in presenza proietto l’immagine in HD sulla parete, in modo tale da esserne quasi avvolti; quando siamo on line la condivido sul dispositivo che ognuno ha a disposizione, suggerendo comunque di poterla visionare almeno su pc o tablet.
Questo bellissimo ed evocativo dipinto è un’opera astratta, dove la primavera non è rappresentata in chiave allegorica (alla Botticelli per intenderci) e nemmeno visivamente naturalistica, come possiamo ammirare ad esempio in molte opere degli impressionisti. Balla interpreta la primavera, o meglio la sua forza espansiva, vivificante e purificante, attraverso linee curve che si avviluppano, distendono, intersecano, sopra e sotto una linea di orizzonte altrettanto curva. Con i colori freddi, o meglio “freschi”, come il blu e l’azzurro, il verde prato, il bianco, con cui sono tracciate le linee e riempito lo spazio tra esse, tutta la superficie del quadro evoca il soffio di un vento leggero che investe l’intero universo, rigenerando l’aria e la terra, risvegliando la natura. E’ un dipinto che non ci fa “vedere” nulla, ma ci permette di sentire, di percepire, quella sottile ma potente energia vitale - il concetto alchemico di “viriditas” – in grado di aprirci al cambiamento.
Dopo esserci immersi nella contemplazione del dipinto chiudiamo gli occhi e continuiamo a visualizzare la forza delle linee e la freschezza dei colori, mentre ci avviamo a praticare il sitali pranayama. Stiamo seduti a gambe incrociate, o se preferite in posizione del loto, portiamo le mani con il dorso sulle ginocchia e le dita in gyan mudra, con la punta del pollice e la punta dell’indice a contatto. Iniziamo ad inspirare e espirare dalla bocca, stringendo le labbra e facendo uscire la punta della lingua piegata come fosse la lettera U (se questa posizione della lingua risulta impossibile, possiamo far uscire la punta della lingua dalle labbra molto strette, in modo tale che l’aria entri come da un forellino).
Yoghi Bhajan descrive il sitali pranayama come il “respiro del nettare della vita”: rinfresca, purifica, stimola i reni e le ghiandole surrenali. E’ perfetto per disintossicare e ripulire l’organismo, per attivare la viriditas, la rigenerazione verde che visualizziamo grazie alle suggestioni del dipinto. Possiamo praticare questo pranayama al mattino e alla sera, per almeno 2-3 minuti e affronteremo la nuova stagione con grande energia.